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Con questo testo l'autore cerca di far propria la nota formula di S. Tommaso D'Aquino e dei Domenicani: "Contemplari et contemplata aliis tradere" ossia dall'abbondanza della contemplazione scaturisce la predicazione e l'insegnamento che vanno perciò trasmesse. L'autore ha, quindi, tentato di travasare in questo racconto atmosfere e suggestioni legate ad una ricerca spirituale cominciata nel 2004, tenendo però sempre a mente la lezione degli antichi saggi taoistí e monaci zen per i quali il Vero non può essere definito con concetti o dogmi.